Sei fortunato? Gioca al mio posto!
Scritto da Lucia Mer, 23-11-2025 alle 13:09
Gli esseri umani sono portati ad affidare le posizioni di comando alle persone fortunate. Queste sono le conclusioni (non proprio stupefacenti) di uno studio pubblicato da Michael Wohl e Michael Enzle della Carleton University (Canada).
I ricercatori hanno dimostrato scientificamente che, nelle situazioni di rischio e pericolo, tendiamo a delegare le decisioni
a coloro che sono (o sembrano) baciati dalla sorte.
Per dimostrare la teoria, gli studiosi hanno svolto tre set di esperimenti con la collaborazione di un gruppo di studenti iscritti all'università di Carleton.
I ricercatori hanno diviso gli studenti in due gruppi e chiesto loro di prendere parte a diversi tipi di gioco d'azzardo, come il gratta
e vinci e la classica roulette da casinò. Alcuni partecipanti sono stati istruiti ad autodefinirsi fortunati: durante le sessioni di gioco hanno proclamato ad alta voce di essere molto fortunati o di avere la fortuna dalla propria parte. Altri studenti, ignari delle indicazioni di cui sopra, sono stati lasciati liberi di giocare e comportarsi come meglio credevano.
Osservando le interazioni tra i due gruppi è emerso che i giocatori sono molto più propensi ad affidare la strategia di gioco a chi si autodefinisce fortunato piuttosto che a chi non lo fa.
Gli studenti che hanno detto di sentirsi fortunati sono stati investiti della responsabilità di scegliere il gratta e vinci o di decidere quale colore e numero giocare alla roulette, mentre quelli che hanno giocato in silenzio non hanno ricevuto simili incarichi. I giocatori con un partner "fortunato", inoltre, hanno scommesso somme di denaro molto più consistenti quando è stato il loro turno di giocare alla roulette.
Wohl ed Enze hanno definito questa scoperta "Illusione di controllo per prossimità" pensiamo di poter controllare una situazione stando vicini a qualcuno che riteniamo in grado di modificare gli eventi. In generale, inoltre, siamo pronti a cedere le redini del comando a chiunque sembri, o si autoproclami, più fortunato di noi.
